Ma non affondo, libro scritto dall'ex rugbista Aristide Barraud, non poteva non ricevere l'attenzione e l'interesse da parte del mondo della palla ovale. In Sicilia, il libro, edito da Operaincerta, sarà presentato a Ragusa, alla presenza dell’autore, l’11 settembre; il 12 sarà poi presentato a Palermo, il 13 a Siracusa e Catania, il 14 a Enna e Caltanissetta. Tutte le presentazioni hanno il patrocinio del Comitato regionale siciliano della Federazione Italiana Rugby.
Tutti ci ricordiamo dell’attacco del 13 novembre 2015 al “Bataclan” di Parigi. Quella notte, in realtà, gli obiettivi presi di mira dagli estremisti islamici furono diversi, ma tutti concentrati nella regione dell’Île-de-France. Alla fine si sono contati centotrenta morti e circa trecentocinquanta feriti, in modo più o meno grave. Tra quest’ultimi c’era anche Aristide Barraud, una delle promesse del rugby transalpino.
Aristide all’epoca aveva ventisei anni e da poco più di due anni si era trasferito in Italia. Giocava nel Mogliano, in Top 12, e prima, in Francia, aveva vestito le maglie del Massy, dello Stade Français e, in Italia, del Lyons Piacenza. Quella maledetta sera lui è davanti al ristorante “La Petite Cambodge”, con gli amici e la sorella. Le pallottole gli fratturano diverse costole, gli perforano un polmone, gli sbriciolano una caviglia. Arriva in ospedale che è in condizioni disperate, al punto che i medici preferiscono prestare le prime cure agli altri feriti, “tanto per lui c’è poco da fare”. E invece Aristide tiene duro, viene operato e si riprende. E vuole ricominciare a giocare. Sei mesi dopo torna a Mogliano e inizia ad allenarsi. Ma il rugby è uno sport di contatto e gli scontri, anche in allenamento, sono duri. E così, seppur a malincuore, decidere di appendere le scarpe bullonate al chiodo.